La buona moglie: è dovere della moglie non essere di peso eccessivo al marito. Tanto con lui quanto con altri, essa si dovrà astenere da ogni sconcia conversazione: l’atteggiamento pudico conferisce alla donna sempre grazia ed un fascino. La moglie non deve strillare col marito e verso di lui non deve mai mostrarsi animata da spirito di contraddizione; tenga sempre presente che gli atti scomposti menomano il suo fascino e l’abbassano non solo agli occhi del marito, ma anche della cerchia di amici. Sono stucchevoli quelle mogli che si lagnano del marito perché questo dedica troppo tempo all’ufficio o agli affari, e poco a loro. Gli uomini hanno le loro necessità, i loro vitali interessi, ed è stupido cercar di distoglierli dal lavoro fecondo, per legarli ridicolmente alla
Con o senza la crisi, la tavola a buon mercato è sempre comunque una buona intenzione.Potrebbe innescare il mal’umore come se si dovesse trattare di una penitenza o di una rinuncia per coloro i quali ritengono il convivio una piccola ma onesta consolazione della vita poter sedere a l tavolo imbandito con piatti fumanti, odoranti e guarniti in modo elegante. Nulla di tutto ciò.
Rosolate una dozzina di salsicce lunghe con un buon pezzo di burro; levatele dal fuoco quando saranno cotte, prendete quattro o cinque pomi di montagna o altri pomi un po’ rancidi, sbucciateli e fateli cuocere nel sugo delle salsicce. Distendetele nel piatto, mettetevi sopra le salsicce e servite.
Per avere aceto continuamente si empie per metà un barile o piccolo caratello di buon aceto esponendolo ad un temperatura di 25 gradi o a quella regolare della cucina. Man mano che si spilla dell’aceto si aggiunge altrettanto vino,sempre che non se ne spilli una grande quantità. Il vino aggiunto al contatto dell’aceto si inacidisce e così continuando si avrà dell’aceto permanentemente. Il cocchiume del barile o del caratello va coperto con una semplice tele per evitare l’entrata della polvere e permettere in pari tempo di avere il liquido, cosa indispensabile perché il vino inacidisca.
Spezzatelo come per la fricassèa: mettetelo in una casseruola con 125 grammi d’olio e sale fino. Vi si mettono prima le cosce e cinque minuti dopo le altre membra. Bisogna che il pollo cuocia in quell’olio e prenda colore. Un poco prima che il pollo sia cotto vi si mette un mazzetto assortito di erbe. Vi si possono aggiungere funghi e anche tartufi tagliati in pezzi.Quando tutto è a buon punto: si dispone il pollo nel piatto. Si sarà preparata, una salsa all’italiana, composta di prezzemolo,scalogno,funghi tritati , un mezzo bicchiere di vino bianco e due cucchiai di olio ove è stato cotto il pollo. Si fa riscaldare questa salsa ed introducendo l’olio si ha la cura di agitarla sempre per impedire che non si guasti. Poi si versa sul pollo tenuto caldo.
Fra i molti sistemi di conservare i pomidoro è preferibile il seguente per facilità e semplicità. Si scelgono ben maturi, sani, sodi, dopo averli lavati e asciugati, si mettono in un recipiente a larga bocca e vi si versa un liquido composto da 8 parti di acqua, una di sale e una di aceto in modo da ricoprirli interamente versando poscia su questo liquido uno strato alto un centimetro di olio di oliva. La peggiore nemica dei pomidoro essendo l’umidità, bisognerà conservarli, procurandosi di coglierli in agosto od in principio di settembre, con tempo asciutto da più giorni o nelle ore calde.
Le pomatiche o pomi d’oro o d’amore, sono alimento sano, agro, piacevole astringente, rinfrescativo, si confanno con ogni sorta di carne e pesce massimamente in purèe ed alla provenzale.
Fino al 44 a.C a Roma luglio si chiamò Quintilis, quinto mese, nome ereditato dal calendario Arcaico du Romolo che, secondo la tradizione, sarebbe stato composto soltanto da dieci mesi. Poi in onore del dittatore Giulio Cesare riferisce Macrobio, “su proposta del console Marco Antonio, figlio di Marco, fu chiamato Julius (Giulio) poiché Giulio Cesare nacque in questo mese. Oramai con questo mese il caldo è arrivato e non c’è pericolo di infreddature.
Iunius lo chiamavano i romani, ma già ai tempi di Ovidio non se ne conosceva l’etimologia. Il poeta dei Fasti ne elenca addirittura tre interpretazioni:sarebbe derivato da iuno, Giunone; oppure da juniores , i giovani, in contrapposizione a maius, maggio, quale mese dei maiores, gli anziani, o infine dallo iunctio, dalla congiunzione dei popoli romano-sabino. A sua volta Macrobio sosteneva che avesse origine da Iunnius Brutus, diventato primo console romano delle Calende di giugno dopo aver cacciato Tarquinio il superbo; sicchè questo mese avrebbe ricordato ai romani il liberatore di Roma dalla tirannide monarchica. Secondo Plutarco la tesi più probabile è la prima.
In corrispondenza del solstizio d’estate comincia il segno del cancro, sede dello iuno. Con questo segno, rappresentato da un animale acquatico, come il granchio o il gambero, si entra in un universo liquido; il cancro è il simbolo dell’acqua originaria, acqua madre calma e mormorante, simile al latte materno, alla linfa vegetale. Il tipo umano del cancro è introverso, avviluppante come le acque, con il viso e gli arti di chi digerisce le cose e gli eventi; cela spesso i suoi sentimenti e dunque non è facile prevederne le reazioni.